Introduzione all’Index
La planimetria del cimitero di San Matteo offre un ricco repertorio di antroponimi, talvolta specificati da patronimici, ma spesso anche da qualifiche di mestiere, o da indicazioni di residenza o di provenienza.
In alcuni casi sarà possibile intravedere la presenza di cognomi o, meglio, protocognomi.
Il contesto storico cui fa riferimento la planimetria precede tuttavia la fase della loro fissazione: tali ‘cognomi’ risponderanno dunque alla semplice esigenza di meglio individuare alcuni dei personaggi nominati, magari rapportandoli a minori articolazioni (ascendenza, famiglia, gruppo parentale) note ai contemporanei.
Va comunque precisato che la possibilità di riconoscere cognomi, o potenziali cognomi, in alcuni dei determinativi utilizzati nella planimetria è sovente soggetta ad ampi margini di incertezza.
Si può così restare in dubbio sulla reale esistenza di una effettiva designazione cognominale quando questa sia più o meno direttamente rapportabile a una specificazione di mestiere (ad esempio: Bancheri, n. 265; Archibalestri, n. 153), come anche di di provenienza (Lucchese, n. 21; Senese, n. 193; Sardinale, n. 46).
Persino la stessa, frequente, indicazione del patronimico potrebbe inoltre rimandare all’incipiente formazione di un cognome (come sembrerebbe accadere, ad esempio nei casi di Del Testa, n. 257, oppure De Lupa, n. 183).
Per favorire la ricerca si è ordinato alfabeticamente un elenco dei nomi dei titolari delle sepolture, pur nella consapevolezza che quest’operazione comporta più di un profilo di arbitrarietà. I nomi inseriti nell’elenco, per un’ovvia esigenza di normalizzazione, sono tutti riportati ad una forma normalizzata, con inevitabili adattamenti e possibili incertezze o ambiguità.
Sarà così appena il caso di sottolineare l’impossibilità, in molti casi, di scegliere tra forme cognominali uscenti in -i, piuttosto che in -o, tanto più partendo da forme latine genitivali (così, ad esempio, Seccoso/Seccosi, n. 136; Rubeo/Rubei, n. 198; Scianchato/Scianchati, n. 114; Occhio/Occhi, n. 220). Per i plurali che designano un gruppo parentale si potrà sempre normalizzare, per quanto in alcuni casi sembrerebbe più naturale fare riferimento alla forma latina (come nel caso specifico di domus Bandorum, n. 267).
Le esigenze dell’indicizzazione tuttavia finiscono con l’orientare sulle soluzioni adottate del tipo: Solli, n. 270 Ansalvalti, nn. 249, 250. In certi casi si è ritenuto di dover distinguere tra forme diverse che hanno però, palesemente, la stessa base latina (così, ad esempio, Rossi, n. 18; oppure Russi, 176).
La riduzione ad un ordine alfabetico ha comportato poi adattamenti grafici (come nel caso dei genitivi Phylippi e Philippi, rispettivamente ai nn. 1 e 17, ricondotti all’antroponimo Filippo, o come nel caso di un Gerardo Ҫaccio, che diventa Zaccio al n. 266).
Nell’elenco qui proposto, l’ordine alfabetico è determinato dal nome individuale, o prenome, collocato nel primo riquadro di una griglia che prevede cinque campi, secondo lo schema che segue: