Per il medievista si sono aperte nuove possibilità, sia ecdotiche che ermeneutiche, tutte legate a specifiche risorse digitali e tutte in grado di sviluppare innovativi metodi di indagine, applicabili all’edizione delle fonti, all’apertura multidisciplinare e al vaglio critico dei risultati, inducendo profonde mutazioni di linguaggio e prassi. L’avvicinamento al digitale ha investito in modo consistente tutti i campi in cui tradizionalmente si muove la pratica storiografica: l’archiviazione, la conservazione dei dati, l’analisi quantitativa sulle fonte seriali e la diffusione dei risultati della ricerca su Internet.
In passato l’edizione critica di una fonte storica era di norma condotta a termine da un solo studioso. Oggi il lavoro necessario a una edizione critica digitale necessita di una pluralità di figure. La lettura e trascrizione del testo, la digitalizzazione del manoscritto, la sua codifica, la pubblicazione on line e infine la creazione del sito del progetto, ciascuna di queste attività ha richiesto infatti l’intervento di più figure professionali, come è inevitabile in qualsiasi progetto di cultura digitale. Tali figure possono essere più o meno specializzate in peculiari pratiche e discipline ma devono avere caratteristiche interdisciplinari ovvero essere informatico-umanisti, questo per gestire in maniera efficace la varietà dei contenuti e degli strumenti necessari per la realizzazione di queste edizioni.